Dove la terra finisce e il mare comincia – Chiara Alaia
Il seme bianco – 2018
ISBN: 978-88-336-1066-5
ATTENZIONE!
Anche se ho provato a non farne, nell’articolo potrebbero esserci degli SPOILER, quindi leggete con prudenza.
Siamo quasi alla fine di questo mese dedicato all’intercultura, e io mi prendo il diritto di recensire qualcosa che va leggermente fuori tema. Ma non di molto.
Se vogliamo, l’intercultura in questo libro c’è, poiché la protagonista è italiana ma va in Portogallo, l’autrice è di origini campane ma è venuta a vivere a Bologna. Insomma, le culture si mescolano in qualche modo. Siete d’accordo?

In ogni modo, parliamo di questo libro perché alla Casa delle Associazioni del Baraccano (via Santo Stefano 119/2 a Bologna, segnatevi l’indirizzo e passate a dare una occhiata!) il 26 ottobre 2018 ho intervistato l’autrice Chiara Alaia, in compagnia di un bel po’ di spettatori, un fichissimo sottofondo musicale e un interprete che ha letto alcuni brani tratti dal testo.

Dopo questa intervista ho avuto modo di capire ancora meglio la storia, che avevo finito di leggere da pochissimo, e quindi sono qui a parlarvene.
La trama vede la bolognese Anita Cortese, una giovane giornalista, intraprendere un viaggio in Portogallo per trovare la madre naturale, che non ha mai conosciuto. Nel cercare le tracce della genitrice conosce Manuel, un anziano signore molto gentile e simpatico, che si offre di aiutarla nella sua ricerca.
Al loro primo incontro scopriamo che la figlia di Manuel, Paula, è deceduta in circostanze poco chiare, e percorriamo parallelamente le indagini del poliziotto Julio Fernades, che come il padre della morta non è molto convinto del sospetto suicidio della ragazza, ma anzi sospetta proprio del padre.
Anita e Julio si incontrano durante le rispettive ricerche e fanno amicizia, mentre l’enigma della morte di Paula si avvicina, una prova dopo l’altra, verso la sua risoluzione.
Primo elemento importante di questa storia è l’ambientazione di Lisbona e, più in generale del Portogallo; i luoghi, che hanno fatto innamorare la stessa autrice, emergono dalle pagine con i loro colori, i profumi, il chiacchiericcio delle persone e lo scrosciare dell’acqua, il tepore del sole e il soffio del vento.
Anche se non siete mai stati in questi posti, la lettura vi trasporterà in diretta per le strade portoghesi!
Parliamo ora dei personaggi.
Anche se sono una frana nelle indagini e nel ricostruire le indagini delle storie poliziesche, devo ammettere di essere diventato pian piano un estimatore del genere noir, in quanto è per sua stessa natura un tipo di scrittura e di trama molto fumosa, confusa tra molteplici sfumature e ambiguità.

I personaggi di questa storia non sono la semplice turista dall’animo gentile, l’anziano papà che piange la figlia morta, il classico poliziotto che indaga sull’omicidio e così via; sono persone a tutto tondo, con debolezze e punti fermi ben definiti.
Anita si immerge appieno nella ricerca di sua madre, ma dentro di sé cova una grande tristezza, in quanto il padre, quello adottivo, è ricoverato in una casa di riposo e confuso dall’Alzheimer, e la speranza di ritrovare colei che l’ha messa al mondo diventa la speranza di ritrovare sé stessa, di ricostruire una vita e una identità frantumata. E’ anche una persona pura e, volendo, anche ingenua, poiché appena conosce Manuel si fida immediatamente, si fa ospitare in casa sua e si apre con lui, come del resto lui fa con lei.
Julio è deciso a scoprire la verità sulla morte di Paula, si impunta e decide di seguire delle indagini in via ufficiosa quando il caso viene archiviato; contemporaneamente è interessato alla musica e alle belle ragazze, qualunque esemplare di sesso femminile diventa una sua possibile conquista, anche se dovrà sudarsela nonostante il suo aspetto caliente.
Altro personaggio importante è proprio la vittima, Paula, che noi conosciamo solo dai ricordi e dalle testimonianze di chi l’ha conosciuta da viva, cioè l’ex fidanzato, la migliore amica Luisa, il padre Manuel, e altri. L’identità di questa ragazza è frammentata, da un lato viene ricordata per la sua spensieratezza e gioia di vivere, dall’altro emerge una irrequietezza che i suoi cari fanno fatica ad accettare, un tormento dello spirito che la spinge tra le braccia della persona sbagliata e infine alla morte misteriosa.
Il killer, sul quale non vi posso dire molto, è anch’esso ambivalente: sviluppa una doppia vita, una pubblica e l’altra nascosta; il suo approccio verso le donne è da un lato dolce e rassicurante, dall’altro pericoloso e autoritario.
Il finale stesso sfuma lento e inesorabile, mostrandoci quella che è la degna conclusione di questa storia ma che comunque, nella sua giustizia, ci lascia un senso di amaro in bocca. Cos’è giusto in fondo? Chi merita di morire e chi di vivere? Noi esseri mortali possiamo permetterci di intervenire sul destino dei nostri simili?
Nelle ultime pagine c’è anche spazio per una leggera nota sovrannaturale, che è però azzeccatissima, in quanto in linea con l’atmosfera che si crea durante la lettura.
Il deteriorarsi della realtà e delle certezze si evince anche dal titolo del libro, che trae ispirazione da una frase scolpita nella roccia di una lapide a Cabo da Roca, nel punto più estremo del Portogallo e quindi anche del continente europeo.

L’artista Luís Vaz de Camões definì in questo modo il confine del mondo, il punto dove finisce la terra e inizia il mare. E proprio questo è tutto il racconto. Un lento perdersi, confondersi di elementi che si mescolano come la schiuma del mare e la roccia della costa.
Parliamo anche dello stile di scrittura, fortemente incentrato sulla percezione visiva. Come detto sopra, l’autrice ha ricostruito su carta e inchiostro Lisbona come ambientazione della sua storia, mostrandocela con l’occhio della mente in modo profondo e tangibile. Si avverte la grande vitalità e freschezza della città, come se fosse un personaggio anch’essa, insieme ai protagonisti.
La narrazione si sposta dal punto di vista dei numerosi attori della vicenda, a volte forse troppi in un solo capitolo. Una cosa molto simpatica è il fatto di interrompere a volte la narrazione con parentesi di vario tipo, come il diario di Julio, nel quale il poliziotto annota i vari particolari del caso per poterne venire a capo; oppure le lettere che alcuni personaggi si scrivono tra loro; o, ancora, la recensione di un bar nel quale i protagonisti vanno a fare aperitivo. Un escamotage molto divertente, che spezza il flusso di pensieri del personaggi.
In ultima analisi, il libro mi è piaciuto molto, praticamente ho letto tutta la seconda metà in una notte, e attendo con ansia il prossimo lavoro dell’autrice!
Con questo è tutto, buona lettura!
di Francesco d’Onofrio
Voto: 7,5/10